Informazioni su percorsi di trattamento chirurgico e cura
Nella maggioranza dei casi, le indagini diagnostiche effettuate (dalla mammografia di screening agli accertamenti successivi) permettono di accertare la presenza di una eventuale tumore al seno, anche quando è ancora di dimensioni ridotte e non apprezzabile alla palpazione.
Il percorso successivo alla diagnosi sarà concordato tra la paziente ed i medici del nostro centro che seguiranno e sosterranno il suo cammino e le varie scelte terapeutiche. In molti casi è previsto un incontro con i diversi specialisti coinvolti (visita multidisciplinare) e in quella sede si stabilisce la definizione di un piano assistenziale individuale, cioè l’insieme di esami diagnostici di approfondimento per escludere qualsiasi diffusione della malattia ad altre sedi del corpo e decidere la terapia medica e/o chirurgica e/o radiante e di sostegno psicologico nella migliore combinazione e sequenza.
Gli esami di approfondimento (stadiazione) hanno lo scopo di mostrare la localizzazione del tumore, se si è diffuso ad altri organi e quanto modifichi le funzioni di questi organi eventualmente coinvolti.
Sono esami del sangue, emocromo, fosfatasi alcalina, indici di funzionalità epatica, marcatori tumorali, la radiografia del torace, l’ecografia del fegato, la scintigrafia ossea.
La maggior parte dei tumori individuati grazie alla diagnosi precoce possono essere curati.
Quale chirurgia?
L’intervento chirurgico conservativo (quadrantectomia), nei tumori in stadio iniziale ed al di sotto dei 2 cm, è efficace per controllare la malattia quanto un intervento di asportazione totale della mammella( mastectomia).
Durante l’intervento chirurgico di quadrantectomia, il chirurgo asporta anche le ghiandole linfatiche ( linfadenectomia) dell’ascella per sapere con certezza, con un esame istologico, se qualche cellula tumorale è arrivata a questi linfonodi.
Fino a qualche tempo fa le ghiandole ascellari venivano tolte sempre e completamente in tutti i casi. Da qualche anno invece, se il tumore non supera i 3 cm e se non si palpano linfonodi ascellari aumentati di volume e consistenza, è possibile togliere solo un linfonodo: il cosiddetto linfonodo sentinella, chiamato così in quanto è il primo linfonodo dove eventualmente si localizzano eventuali cellule tumorali.
Questa tecnica ha il grande vantaggio di evitare nei 2/3 dei casi la asportazione di tutti i linfonodi con le possibili complicanza correlate.
Nei pochi casi in cui la localizzazione e la dimensione del tumore non permettono un intervento conservativo si esegue una ricostruzione della mammella asportata durante lo stesso intervento chirurgico (chirurgia ricostruttiva)
Tutto ciò è stato possibile grazie ad una prevenzione senologica mediante ecografia mammaria, mammografia e visita senologica che hanno permesso una diagnosi sempre più precoce e interventi curativi anche nella patologia oncologica.